opera realizzata con il contributo del Maestro Fabbro Carlo Volponi, presentata a Verona a pochi metri dalla casa e dalla statua di Giulietta per compensare l'amore mai celebrato di Romeo. L'altra faccia dell'amore sempre relegato e nascosto, ma vero e vivo. Un progetto che ha riscosso interesse nazionale con dibattiti, convegni...
SCOOP DELL'EVENTO
L'emergente Gufò espone dal 22 settembre con dibattiti e incontri con giornalisti, scrittori e sociologi sull'amore al tempo del consumismo. Ma nel comunicato precisa: "Per una forma di estrema pudicizia nei confronti di una certa risonante critica". Ma l'ex sindaco di Salemi non si scompone: "Cercano pubblicità. Anzi, grazie: così non dovrò dire di no"
di Gabriele Paglino | 11 SETTEMBRE 2012
il fatto quotidiano
Vittorio Sgarbi? No, grazie. A Verona, un artista emergente ha deciso che non sottoporrà l’opera da lui scolpita – protagonista della mostra che verrà inaugurata il 22 settembre – al giudizio del controverso critico d’arte. Nello stesso spazio in cui verrà esposta la scultura di Gufò (questo il nome dell’artista), si terranno anche “dibattiti e incontri con giornalisti, scrittori e sociologi”, si legge nel comunicato di presentazione. Ma “per una forma di estrema pudicizia nei confronti di una certa risonante critica, per la prima volta nella storia dell’arte – viene sottolineato – non sarà gradita la visita professionale del famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi. Al quale sarà dedicata una lettera di spiegazioni”.
Il tema affrontato sarà l’amore “nella società attuale, dove tutto si sgretola in funzione del consumo sfrenato e condizionato dal mercato economico”, prosegue la nota. Partendo dall’amore nutrito dal giovane rampollo dei Montecchi per Giulietta e rappresentato provocatoriamente dall’opera di Gufò, titolata “il balcone di Romeo”: una classica struttura ferrea valorizzata da sedici elementi lignei, simboleggianti dei falli umani. Motivo ricorrente nell’arte di Gufò.
Insomma dopo il caffè bollente lanciatogli nei giorni scorsi da un individuo, adesso Sgarbi viene pure snobbato dal suo ambiente di formazione e provenienza con tanto di motivazione: “E’ necessario liberarsi da un discorso critico che ha fatto del servilismo e della pedanteria uno sbarramento”, si legge nella lettera aperta a Sgarbi e al sistema della critica. Per l’ex sindaco di Salemi dunque la mostra dell’artista Gufò sarà off limits.
E lui è rammaricato? Tutt’altro. “Non ci sarei andato, neanche se mi avessero invitato – fa sapere con orgoglio Vittorio Sgarbi, raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it – Anzi li ringrazio per questa prescrizione, perché mi tolgono dall’imbarazzo di dover dire di no. Non li conosco, non so chi siano. Gli artisti contemporanei me li vado a cercare io, di certo non vado ad una mostra o comunque non ho bisogno che qualcuno mi dica dove posso trovarli. La loro non è un’operazione culturale – attacca il critico d’arte – ma soltanto un’operazione pubblicitaria di basso capitalismo con la quale cercano di utilizzare il mio nome, dicendo che non mi vogliono”.
Ed ecco stroncati i curatori della mostra – e ideatori dello “spot”, avente come protagonista involontario il fondatore del Movimento della Rivoluzione. I quali però, contattati da ilfattoquotidiano.it, cercano di aggiustare il tiro, lasciando intendere che la loro è una repulsione nei confronti dell’intero mondo della critica. “Vogliamo sollevare un dibattito – dicono – Vanno rivisti alcuni meccanismi troppo schematici di analisi dell’opera. Bisogna riformulare il concetto di arte: da valutare non per i flussi alle mostre o per i cataloghi, ma per quello che veramente è. Possibilmente al di fuori di un linguaggio specialistico”.
Ma forse attaccare Sgarbi non sembra essere stata la scelta più azzeccata. Anzi, Gufò e il curatore della mostra forse hanno proprio sbagliato il bersaglio. Quei concetti infatti sono gli stessi che il critico d’arte ferrarese esprime – con parole diverse – nel suo ultimo libro, L’arte è contemporanea: “L’opera d’arte è, e basta. Così come la bellezza è. L’arte non ha bisogno di specialisti per essere capita”.
IL BALCONE DI ROMEO
GUFO’
Recensione critica
A cura di Sabrina Falzone
Da Francesco Hayez con il suo famoso dipinto “Il bacio” a Ford Madox Brown
senza dimenticare la pittura di Frank Dicksee e l’incisione di P. Simon, la
tradizione figurativa dell’Ottocento ha portato in auge la leggenda di Romeo e
Giulietta nella rappresentazione artistica, come simbolo dell’amore romantico.
Nel 2012 l’artista Gufò rinnova significativamente l’iconografia storico-artistica
della coppia veronese, strabiliandone l’esecuzione ed enfatizzandone le
connotazioni letterarie mediante la realizzazione provocatoria del Balcone di
Romeo.
Quest’opera scultorea appare come una classica struttura ferrea, valorizzata da
ben 16 elementi lignei, nei quali si manifesta la Grandeur dell’artista Gufò, il suo
estro e la sua intuizione. I falli di legno sono stati volontariamente decurtati del
prepuzio anatomico affinché rappresentino la suprema metafora dell’ostacolo e
dell’amore troncato. Sono 16 sculture-simbolo perché il 16 settembre 1284
nasceva Giulietta a Verona e il 16 settembre del 1302 - un giorno nel segno
dell’amore - avvenne il fatidico incontro tra Romeo Montecchi e Giulietta
Capuleti nel diciottesimo compleanno dell’eroina shakespeariana.
Sotto il balcone di Giulietta, Romeo asseriva: “Sulle ali leggere dell’amore ho
superato queste mura: non ci sono limiti di pietra che possano impedire il passo
dell’amore e ciò che l’amore può fare, l’amore osa tentarlo”, un messaggio forte
che riverbera di innumerevoli riflessioni sul significato dell’amore come
sentimento totalizzante in grado di superare ogni limite e qualsiasi
impedimento, ma anche un sentimento di accettazione serena del destino.
Un amore senza confini è anche il messaggio del Balcone di Romeo eseguito da
Gufò, dove la presenza dell’elemento floreale assume la metafora della rinascita
degli amori segregati, collegandosi ai contenuti artistici dell’opera di Segantini
del 1896, “L’amore alla fonte della vita”. I motivi floreali inseriti da Gufò
potrebbero essere paragonati, per l’affinità dei significati intrinseci e metaforici,
ai verdi segantiniani, quali allusioni all’amore come fonte di vita. Così Segantini
si è espresso in merito all’amore: “Sono molti i modi in cui ci si innamora ma
certo, quando accade qualcosa del genere, questa esperienza ci coinvolge
integralmente e si rivela in tutta la sua potenza. Allora è facile comprendere
perché la letteratura, fin dall’antichità, abbia fatto dell’amore uno dei suoi temi
privilegiati.”
Ma Gufò si distingue aggiungendo un nuovo elemento: la purezza del
sentimento erotico dell’amore, un modo diverso per accostarsi all’amore senza
trecce. Egli, infatti, denuncia la società contemporanea, colpevole di manipolare
l’essenza dell’AMORE, cedendo a ipocrite teorie morali, e addirittura
ghettizzando l’amore carnale. Un’azione ignobile che compie la società attuale
nel relegare l’amore ad una sfera edulcorata, anacronistica e priva di qualsiasi
spontaneità secondo l’Artista Gufò, che contrasta questa falsificazione della
tendenza di massa con il Balcone di Romeo.
Quest’opera intende restituire nobile dignità alla sfera propriamente erotica
dell’Amore, perché l’anima non può esistere senza l’appagamento della carne. Il
Balcone di Romeo (simbolo dell’amore erotico) è l’antinomia del celebrato
Balcone di Giulietta (simbolo dell’amore edulcorato); in tal senso Gufò accende
la luce sull’altra metà dell’amore, mai celebrata.
SABRINA FALZONE
Critico e Storico dell’Arte - www.sabrinafalzone.info